Elena di Savoia

regina elena cornice

Regina d’Italia e d’Albania ­ Imperatrice d’Etiopia

Nata Principessa Reale Jelena Petrović Njegoš del Montenegro

­ Rosa d’Oro della Cristianità ­

“Comme c’est bon de donner du bonheur et cobien plus qu’en soi même”
Elena di Savoia

PREGHIERA PER LA BEATIFICAZIONE
composta da S.E. mons. Louis Boffet

Seguendo Gesù Cristo
Amico e Servitore dei poveri,
Ella non ha cessato di crescere
in carità e in santità.
Noi ti domandiamo di coronare
i Suoi meriti
nella gloria del Tuo cielo.
E Tu, Serva di Dio,
intercedi per noi.
Veglia sui nostri figli
e sulle nostre Patrie.
Ottienici, sul Tuo esempio,
la generosità nella prova
e la prontezza nel servizio per gli altri:
vera espressione della carità di Cristo.
E Tu, che hai vissuto intensamente
la lacerazione tra i cristiani,
pacifica gli spiriti,
placa i rancori
e che la Pace infine rifiorisca.
Signore, noi Te lo chiediamo
per Gesù Cristo
che regna nei secoli dei secoli.
Amen

Sono passati oltre sessant’anni dalla morte della regina Elena di Savoia, seconda regina d’Italia, e il suo ricordo continua a perdurare nella memoria della gente suscitando sempre grande emozione. La regina Elena, nata principessa Petrović Njegoš del Montenegro, sposò nel 1896 il principe di Napoli Vittorio Emanuele di Savoia e alcuni anni dopo divenne la seconda regina d’Italia. Da subito impose uno stile sobrio alla vita di corte e ai fasti regali preferì essere vicino alla popolo nei momenti più difficili. Ricordiamo il suo incessante lavoro per aiutare gli abitanti della città di Messina devastata da un fortissimo terremoto nel 1908, o durante la Prima Guerra mondiale, quando senza esitazione trasformò il palazzo reale del Quirinale in un ospedale dove vennero assistiti più di duemilaseicento feriti, e dove, prima Ispettrice delle Infermiere Volontarie della Croce Rossa Italiana curava personalmente i soldati ricoverati, compiendo anche le opere più pietose come preparare le salme dei morti. Questa sua attitudine di aiutare il prossimo l’apprese dalla madre la regina Milena, che alle numerose figlie inculcò fin da piccole la pietà verso i più bisognosi.

Elena di Savoia sentiva la responsabilità di alleviare le sofferenze del prossimo promuovendo la ricerca medica, raggiungendo importanti risultati nel rallentamento dei danni provocati dall’encefalite letargica diffondendo in Italia il cosi detto “metodo Raev” speranza per i tanti malati che fino ad allora erano stati considerati incurabili. La regina deve essere pure ricordata per il rilevante contributo dato alla ricerca per la diagnosi e la cura dei tumori, impegno ricordato nel 50° anniversario della morte con l’emissione di uno speciale francobollo commemorativo.

Ovunque si recasse, il suo primo desiderio era visitare l’ospedale, gli orfanotrofi locali e le case di cura per anziani dove spesso al personale scarsamente preparato impartiva lezioni pratiche di economia domestica memore dell’insegnamento materno secondo cui “non si può essere una buona regina senza essere una buona casalinga”.

Nel 1937 Papa Pio XI come riconoscimento per il suo impegno evangelico le consegnò la Rosa d’Oro per la Cristianità massimo riconoscimento attribuito dalla Chiesa in questo campo.

La vita familiare trascorreva serena e rallegrata dalla nascita di cinque figli Jolanda, Mafalda, Umberto Giovanna e Maria; una madre, una moglie, una sovrana , donando così una attenta e premurosa, che seppe conquistarsi il posto di Madre del Popolo.

Non si intromise mai in questioni politiche, ma non rimase indifferente allo scoppiare del secondo conflitto mondiale e con una accorata lettera si rivolse alle regine d’Europa per promuovere la pace.

Alla fine della guerra condivise con il marito l’esilio e  quando rimase sola il suo pensiero fu sempre rivolto ad alleviare le pene dei più sofferenti destinando gran parte delle poche risorse di cui disponeva ad opere di beneficenza.

Alla sua morte nel 1952 Papa Pio XII la definì “Signora della Carità” e nel parlamento italiano molti deputati intervennero per ricordarla come sposa e madre ineguagliabile, “… essa lascia nell’animo del popolo italiano e di quanti ebbero all’alto onore di conoscerla un solco indelebile fatto di bontà e di fierezza”.

Desideriamo concludere questa breve biografia della straordinaria vita della Regina Elena di Savoia con quanto scritto dall’Osservatore Romano nel 1968: “… nessuna sovrana negli ultimi secoli, può esserle messa a confronto per autentico spirito di carità, per quella carità a cui si attende con il cuore, e che non è pompa mondana, o privato interesse”.

Questo è il medesimo spirito con cui i Soci dell’Associazione Amici del Montenegro intendono farsi guidare in tutte le iniziative realizzate.
La regina morì a Montpellier (Francia) il 28 novembre 1952 e fu sepolta nel locale cimitero di Saint- Lazar.
Le sue spoglie sono tornate in Italia il 15 dicembre 2017; traslate nel Santuario di Vicoforte (Mondovì) riposano nella Cappella di San Bernardo accanto a quelle del marito Vittorio Emanuelle III (11 novembre 1869-28 dicembre 1947) traslate da Alessandria d’Egitto il 17 dicembre 2017.

Elena di Savoia è stata una sovrana molto amata dal popolo per la sua profonda umanità e per il suo costante impegno in numerose iniziative caritatevoli.
Seguirà una raccolta di aneddoti, cronache di impegni ufficiali, immagini pubbliche e familiari tratte da giornali e pubblicazioni a Lei dedicate

Articoli di stampa:

UN REGALO DELLA REGINA
La storia del piccolo Ettore, garzone parrucchiere milanese, beneficiato da un gesto di bontà della Regina Elena.      La sovrana scesa in incognito in un grande albergo di Milano, incontrava in un corridoio il piccolo lavorante e, scortogli il viso tumefatto gli chiedeva il motivo.
Ettore raccontò che doveva recarsi al lavoro con una bicicletta non sua e troppo grande per lui e quindi cadeva sovente e si feriva. “Allora la Regina, accarezzando il piccolo, gli regalava 500 lire perché si comprasse una bicicletta adatta alla sua statura. Esterrefatto, il ragazzo dapprima rifiutava di accettare, poi correva a raccontare tutto al direttore e, quando seppe che aveva parlato con la Regina, il suo giubileo non ebbe più freno.
Ora Ettore possiede una bella bicicletta nuova e per più ha iniziato un libretto di risparmio”.

 

La Regina Elena visita acclamata dai feriti negli ospedali della “Croce Rossa”.

La Stampa, 8 agosto 1915.

La Regina Elena, che il popolo circonda di un sincero rispetto e del più profondo amore per la sua bontà semplice e per la sua carità inestinguibile, ha voluto, appena giunta a Racconigi, dedicare la sua affettuosa attenzione ai soldati feriti in guerra e, ieri mattina, alle 10, senza alcun preavviso, accompa­gnata soltanto dal conte Bruschi-Falgari, si e recata a visitare gli ospedali territoriali «Margherita al «Savoia» e «Principessa Laetita» istituiti negli Istituti Superiori femminili e diretti dai tenenti colon­nelli professori Annibale Nota e Luigi Resegotti.! Sua Maestà fu ricevuta da tutto il Corpo Sanitario, dalla contessa di Trinità ispettrice dello Dame della Croce Rossa, e da tutte le Dame infermiere. Nel cortile facevano servizio d’onore un picchetto di militi della Croce Rossa e una squadra di giovani esploratori. La notizia dell’arrivo della Regina Elena sì sparse immediatamente nei due Ospedali, su­scitando una vivissima commozione tra i soldati feriti, i quali, appena videro apparire l’Augusta visita­trice, lo fecero un’acclamazione imponente ed affettuosa. Colloro che erano alzati si accalcarono nei corridoi sventolando freneticamente i berretti, gridando: «Viva la nostra Regina!». Sua Maestà rimase visibilmente intenerita da cosi affettuosa e spontanea dimostrazione. Accompagnata dalla contessa Di Trinità, dai capitani medici, dal conte Balbo e dalle Dame, la Regina Elena si recò subito al letto dei fe­riti e si trattenne a lungo con essi, interrogandoli, chiedendo i notizie sulle loro condizioni, conforman­doli amorosamente, con una semplicità di parole quasi materna. I feriti apparivano lieti e soddisfatti di vedere la Regina intrattenersi cosi affabilmente con tutti. La visita fu lunga e minuziosa e Sua Maestà espresse più volte la sua grande soddisfazione per la cura meticolosa con la quale la Sezione della Croce Rossa, mediante il concorso delta cittadinanza, ha impiantato i due ospedali territoriali. Mentre Sua Maestà risaliva in automobile, il personale degli Ospedali ed i soldati, affacciati alle finestre rin­novarono un’entusiastica dimostrazione. Durante la visita il sindaco sen. Rossi, avvertito telefonica­mente, si era recato ad ossequiare in nome della città la Regina Elena, che rientrò a Palazzo reale, trat­tenendovisi a colazione. Alle 14,30 Sua Maestà ritornò direttamente al Castello di Racconigi.

Terremoto nella Alta Valle del Tevere -1917.
Alle ore 11.36 del 26 aprile 1917 l’alta valle del Tevere fu devastata da una violenta scossa di terremoto che provocò vittime e danni ingenti. Gravemente colpiti i paesi di Monterchi, Citerna, Cerfone, Lippiano, Anghiari, San Sepolcro e Città di Castello dove molti edifici pubblici e case private andarono distrutti costringendo la popolazione a vivere all’aperto.
La regina Elena prontamente si recò nei luoghi del terremoto; visitò i paesi colpiti dove oltre ad interessarsi dei danni materiali, si intrattenne con la popolazione donando conforto e distribuendo in prima persona i soccorsi. Al momento del rientro a Roma la sovrana donò la somma di 20.000 lire per i più bisognosi e una grande quantità di coperte.

Terremoto in Garfagnana – 1920.
Il 7 settembre 1920 la Garfagnana fu colpita da un terremoto che causò “dolore e disperazione”.
La regina Elena per dar sollievo alla popolazione fece allestire a San Rossore, nei locali delle Cascine Nuove, diciassette alloggi destinati ad altrettante famiglie rimaste senza una casa.

Croce Rossa Italiana – 1911
Fu la prima Ispettrice delle Infermiere Volontarie della Croce Rossa Italiana, dal 1911 al 1921. Studiò medicina e ne ebbe la laurea ad honorem; finanziò opere benefiche a favore degli encefalitici, per madri povere, per i tubercolotici, per gli ex combattenti.

Rosina Pelli
Il 24 novembre 1924 Roma è scossa da una tragica notizia, Rosina Pelli, una bimba di due anni e mezzo non ancora compiuti, dopo essere scomparsa viene ritrovata senza vita. Le indagini riveleranno una tragica verità: la povera bambina fu assassinata dopo aver subito violenza sessuale.
La regina Elena saputo dell’accaduto fece collocare, nel cimitero di Verano a Roma, una lastra di marmo sulla tomba della piccola; su di essa spiccava un gruppo di gigli a lunghi steli, sullo stesso bassorilievo era raffigurata una serpe che con un morso troncava un giglio, ripiegato su se stesso. In alto, Maria Santissima con Gesù Bambino fra le braccia, era pronta ad accogliere la vita spezzata. Il padre della bimba, un rivoluzionario, rimase turbato e dall’immagine e dall’epigrafe: «Qui dove giace/Rosina Pelli/vittima inespiabile/di nefanda barbarie/il pianto perpetuo del popolo/lavi l’orrendo oltraggio/gigli e rose ricordino/l’innocente anima ascesa al regno degli angeli. Elena di Savoia Regina d’Italia Q.M.P.».

Lega italiana contro i tumori – 1927.
Nel 1927 assunse l’alto patronato della Lega italiana per la lotta contro il cancro. A Roma venne creato, anni più tardi, l’istituto Regina Elena, un complesso clinico-ospedaliero di notevole valore, sia per le dimensioni che per la portata scientifica.
In occasione dei festeggiamenti per il 50° anniversario della morte della Regina Elena la Repubblica Italiana ha voluto dedicare alla sua memoria un francobollo commemorativo con sovrapprezzo a favore della ricerca e delle prevenzione dei tumori del seno. Sempre in tale ricorrenza il vescovo di Montpellier diede ufficialmente inizio alla causa di canonizzazione della “Serva di Dio Elena di Savoia, laica della diocesi di Montpellier e del vicariato di Roma, sposata, regina d’Italia”. La fama di santità della Regina Elena era già stata esplicitata dal Cardinale Ugo Poletti.

Distribuzione dono Festa della Befana – 1932.
“La Regina Elena e la Principessa Maria la Regina Elena e la Principessa Maria distribuiscono i doni della Befana fascista Roma, 18 mattino. E’ terminata ieri la distribuzione della Befana fascista con la consegna, ai piccoli delle famiglie bisognose, di ben dodicimila pacchi dono. La distribuzione è stata fatta ovunque alla presenza della Regina Elena e della Principessa Maria. Le accoglienze che la Sovrana e la Principessa hanno avuto dai piccoli beneficati e dalla grande folla di popolo che stazionava in prossimità dei locali ove si sono svolte le manifestazioni, sono state entusiastiche e vibranti di affetto. Il grido di « Viva la Regina », accompagnata da quelli di : Viva il Re, Viva la Principessa Maria, Viva il Duce » è salito alle labbra dal cuore di tutti e con mille altri accenti d’amore l’augusta Sovrana e la Principessa Maria sono state salutate al loro apparire nei vari quartieri ove si sono recate. I dodicimila bambini oggi beneficati non dimenticheranno mai la benevolenza dell’augusta Sovrana e della Principessa, che hanno voluto consegnare personalmente i doni tanto ambiti e preziosi. La prima accoglienza entusiastica la Regina e la Principessa Maria l’hanno ricevuta al Teatro Quirino, dove sono giunte alle 9,30 precise, accompagnate dal conte Solaro del Borgo, gentiluomo di Corte e dalla Principessa di Candriano, dama d’onore, da S. E. il Prefetto di Roma, dal Segretario Federale Nino D’Aroma, e da molte altre gentildonne dell’aristocrazia romana. Il teatro offriva un colpo d’occhio magnifico. All’entrata della Sovrana e della Principessa, le musiche hanno intonato la: Marcia Reale » e « Giovinezza ». S. M. la Regina e la Principessa Maria hanno ringraziato con graziosi cenni del capo i bambini che le hanno accolte entusiasticamente levando grida di gioia e di evviva. Quando la distribuzione dei doni era quasi terminata, S. M. la Regina e la Principessa, accompagnate dal seguito, hanno lasciato il teatro fatte segno ad una nuova manifestazione di affetto da parte di tutti i presenti e ossequiate, all’uscita dal Quirino, dal Segretario Federale e da altre autorità. La folla che stazionava di fronte al teatro e nelle vie adiacenti ha manifestato alla Sovrana ed alla Principessa la sua devozione ed il suo affetto. Alle 10,30 l’automobile di S. M. la Regina era già in via Cola di Rienzo, dove era assiepata una fitta folla che ha improvvisato loro una affettuosa manifestazione di omaggio. Ricevuto dalle Autorità e dalle Gerarchie fasciste, la Sovrana e la Principessa Maria hanno sostato per brevi istanti di fronte al Cinema « Cola di Rienzo », luogo destinato alla distribuzione della Befana, e hanno ringraziato con cenni del capo la folla che acclamava. Quando la Sovrana e la Principessa fanno il loro ingresso nella sala i duemila bimbi che la gremivano si sono levati in piedi ed hanno acclamato freneticamente. Le musiche hanno intonato anche qui la « Marcia Reale » e « Giovinezza ». La distribuzione dei pacchi è proceduta regolarmente. Le auguste visitatrici hanno lasciato il Cinema entusiasticamente acclamate dai bimbi, mentre la folla che si accalcava nella via rinnovava la manifestazione di entusiasmo. Al rione Tiburtino la Sovrana e la Principessa sono state accolte da una manifestazione popolare veramente commovente: la folla era dappertutto; oltre diecimila persone si erano adunate sui marciapiedi e alle finestre e nei pressi del Cinema Palazzo, locale destinato alla distribuzione dei doni. L’apparire nella sala del Cinema della Sovrana e della Principessa è stato salutato anche qui dal suono degli inni, mentre i bimbi, i parenti e gli invitati tutti prorompevano in una delirante manifestazione che ha commosso l’augusta Sovrana, la quale ha ringraziato, sorridendo, con ripetuti cenni del capo. La manifestazione si è fatta sempre più vibrante, mentre già si svolgeva la distribuzione dei pacchi. Il Segretario Federale ne ha aperto uno mostrando il contenuto alla Regina, che ha fatto cenni di compiacimento. Anche qui Elena di Savoia e la sua augusta figliuola hanno voluto porgere ai bimbi il dono della provvidenza fascista e ogni dono è stato accompagnato da una carezza. Un commovente episodio Quando è stata la volta di un piccolo Balilla, al quale, per un doloroso incidente, sono state amputate le gambe, la Sovrana, commossa, lo ha sollevato sulle sue braccia amorose e lo ha baciato sulle guance. Il bimbo ha avuto sul viso un sorriso radioso e si è stretto all’augusta Donna, che ha avuto per lui una nuova carezza. Dalla sala i piccoli e la folla hanno sottolineato il gesto di regale bontà con una nuova manifestazione di gratitudine. Molti occhi luccicavano di lacrime. Assistita dal Segretario Federale Nino D’Aroma, la Sovrana ha continuata la distribuzione dei pacchi e ha voluto essere presente fino alla fine del la cerimonia.
Anche nel pomeriggio la Sovrana ha voluto partecipare alla distribuzione dei pacchi nei vari rioni della Capitale. La prima di queste cerimonie ha avuto luogo al Teatro Italia, del Dopolavoro Ferroviario, che sorge in via Bari. La Regina, che era accompagnata dal gentiluomo d’onore Solarci del Borgo e dalla dama di servizio Principessa di Cambriano, è giunta al Teatro Italia alle 15 precise ed è stata ricevuta dal Segretario Federale, dal Prefetto e dalle altre Autorità. I 2500 bambini che gremivano la sala hanno elevato vibranti manifestazioni all’indirizzo della Sovrana. I bimbi hanno cominciato poi a sfilare nel massimo ordine davanti alla Regina che, con affettuose espressioni, ha consegnato loro il dono del Fascismo romano. Più tardi la Regina, fatta segno a nuove vibranti manifestazioni di omaggio, si è recata alla Scuola Industriale intitolata al nome del martire fascista Carlo Grella, in via Conte Verde, dove ha avuto luogo la quinta Befana della giornata. La Regina è stata ricevuta al suo arrivo sempre dal Segretario Federale e dalle altre Autorità presenti. Prima che avesse inizio la distribuzione dei pacchi, che è stata fatta personalmente dall’augusta Donna, è stato notato un episodio squisitamente gentile. Il Segretario federale ha presentato alla Regina la signora Olga Mezzomo, madre del martire fascista Gian Ettore, e la signora Grella, madre di un altro martire giovinetto del Fascismo. Le due donne si sono inchinate per baciare la mano ma la Regina le ha baciate in volto ed ha stretto loro la mano con grande effusione. E’ stata quindi iniziata la distribuzione della Befana. La Regina è stata veramente materna con tutti i bimbi che da lei hanno ricevuto l’ambito dono. Altre manifestazioni di entusiasmo sono state sollevate dalla presenza della Sovrana e della Principessa in vari altri teatri dei diversi rioni di Roma. L’ultima distribuzione è avvenuta nella sede del Gruppo fascista della Madonna del Riposo ove la Regina ha voluto consegnare, col pacco-dono, una busta contenente denaro a quattro bambini fra i più bisognosi.
La Stampa del 18/01/1932.

Viaggio in Bulgaria – 1933.
“La Regina Elena ha ieri assistito alla festa della benedizione dette acque, quindi alla sfilata delle truppe della Guarnigione di Sofia. L’intervento della nostra Sovrana ad una celebrazione ortodossa che per il popolo bulgaro è fra le più solenni, aveva acuito l’interesse col quale la cerimonia è sempre attesa. Per primo è uscito dalla Reggia Re Boris che ha fatto il giro della piazza salutato alla voce dai distaccamenti schierati; gli urrah delle truppe e le marce suonate da tutte le musiche militari ad un tempo riempivano l’aria. Poi il Re si è fermato ad attendere il Metropolita Stefano e l’alto clero reduci dal servizio divino nella cattedrale. L’arrivo della pittoresca processione è stato annunziato dal comandante delle truppe ammassate, il generale Gheorghieff, e le bande hanno intonato l’inno religioso che esalta la gloria di Dio… La funzione è semplicissima sebbene alquanto prolissa; il clero si schiera attorno ad un tavolo con due bacinelle piene d’acqua e una vasca più grande sui bordi delle quali ardono candele. Altre candele legate in croce sono rette da chierici. Avendo il generale invitato le truppe alla preghiera, le musiche intonano l’aria che ogni sera echeggia nelle camerate delle caserme bulgare; un nuovo comando riunisce davanti al padiglione le bandiere dei distaccamenti e per ultimo tutti si scoprono dal Re ai soldati. Così, i massicci sacerdoti ortodossi i cui volti appaiono, grazie atte folte barbe e grazie anche alle vesti, piuttosto severi possono dare inizio alla funzione mettendosi a pregare per la salute del Metropolita, di Re Boris, detta Regina Giovanna, della Famiglia reale intera, del Governo, del popolo e via via. Il Signore che è nei Cieli è chiamato a benedire quelle acque e a conferire loro un sacro potere… Quando il coro ha finito di invocare le benedizioni celesti per il Re, la Regina, e la piccola Maria Luisa, monsignor Stefano immerge nell’acqua la croce e un mazzolino col quale spruzzerà poi, benedicendoli, il Re, i Ministri e i comuni mortali. Uno spruzzo sconcerta i fotografi che hanno quasi bloccato il padiglione, ma il loro risentimento è di breve durata. Mentre il Metropolita gira benedicendo le truppe, si vede uscire dal palazzo reale col seguito la Regina… Re Boris, avendo terminato nella attesa, la presentazione dei generali, indica alla Regina Elena certi particolari della piazza, e taluni particolari della città. La sfilata è bellissima; il tempo, che pareva volesse minacciare una nevicata, la favorisce. In testa marciano tutti gli ufficiali presenti a Sofia, poi viene la Guardia. Sì sfila all’energico passo prussiano. Quando passa la prima bandiera, la Regina Elena fa un profondo inchino che sorprende e colpisce il popolo, e ripete poi l’inchino ogni volta che le è davanti uno di questi segnacoli del valore; di alcune bandiere non rimangono che le sfilacciature o gli stracci ricomposti alla meglio sopra un nuovo pezzo di stoffa. Passa la Guardia Reale, passano gli allievi dell’Accademia. Re Boris, portando la destra alla visiera, loda le truppe ad alta voce e i soldati gli rispondono in coro che faranno sempre meglio. I soldati, dei contadinotti robusti, pur mostrandosi compresi della solennità della funzione, si godono la loro parte di festa e spalancano meglio gli occhi quando sono all’altezza della Regina d’Italia. Io sono capitato di fianco ad un tamburino che è proprio un ragazzo, il quale aspetta e riprende a suonare come un automa senza stancarsi mai di guardare la Zarina d’Italia; infine anche alla sua banda tocca di riunirsi col proprio distaccamento, e’ il tamburino se ne va col suo sogno di fanciullo che ha visto a dieci metri di distanza la « Italianska Zarina ». Dopo della Fanteria e del Genio sfilano i cavalleggeri appiedati assai bene e senza la caratteristica andatura degli uomini che, privi del cavallo, appaiono un poco sconcertati. La sfilata in parata è chiusa da una batteria di cannoni da campagna; gli artiglieri, seduti sui pezzi, lanciano urrah a tutto spiano e siccome la ruote degli affusti fanno, sulle mattonelle, un frastuono infernale… La folla comincia a premere sperando di poter avanzare almeno adesso di qualche metro; forse la folla vuole sentire le parole che la Regina Elena dice al generale Gheorghieff, congratulandosi del portamento delle truppe, ma il desiderio è vano. La polizia ha capito che se molla ora, il giardino della Reggia viene invaso e tiene duro. I Reali si ritirano, e noi di avanguardia, ormai spinti da destra e da sinistra, restiamo come sospesi. Quando riesco a voltarmi mi accorgo che dei verdi festoni sul padiglione, reale non vi è più traccia. L’omaggio degli italiani nel pomeriggio d’oggi, la Regina Elena ha ricevuto alla Regia la Legazione d’Italia l’omaggio della colonia italiana”.
La Stampa del 21/01/1933.

Roma 1937
“L’ex-capitano degli ussari Paulo von Posenechild desidera portare a conoscenza il nobilissimo gesto compiuto in favore di un suo congiunto da S. M. la Regina Imperatrice d’Italia. « Mentre un mio cugino si trovava nel Belgio per motivi di studio, venne colpito da una forma grave di encefalite letargica. Costretto a ritornare in Polonia, sperimentò molte cure che risultarono però tutte inefficaci. Avendo letto sui giornali che a Roma, sotto l’alto patronato di Elena di Savoia si era aperta ima clinica per la cura di questa malattia, si rivolse al direttore per chiedergli qualche suggerimento ed egli rispose che la cura poteva essere fatta unicamente nella clinica, e non attraverso consigli. La madre dell’ammalato decise allora di rivolgersi all’Augusta Patrona di quell’istituto facendo appello al suo cuore di madre e implorando il suo aiuto. Dopo alcuni giorni giunse, per tramite del gentiluomo di Corte addetto a S. M., la lieta novella che la Regina disponeva per il ricovero dell’infermo nella clinica di Roma assumendosi a suo carico le cure necessarie. «Mio cugino giunse a Roma e veniva prontamente ricoverato in quella clinica, dove tuttora si trova, amorevolmente ed efficacemente assistito e curato insieme ad altri numerosi ammalati, i quali tutti hanno per la Regina Imperatrice, che spesso reca l’immenso contributo del Suo dolce conforto, una vera e grande venerazione. Non potendo in altro modo ringraziare l’Augusta Donna che è, per amore e dolcezza, la prima Madre d’Italia, Costantino Posenechild Faulin desidera informare tutti gli Usseri del suo Reggimento di questo sublime atto di generosa, cristiana pietà compiuto da S. M. la Regina d’Italia ».
Stampa Sera del 13/07/1937.

 

“Amare qualcuno è un pò dargli il diritto di farci soffrire”.

Elena di Savoia.

 

MONUMENTI DEDICATI ALLA REGINA

Montpellier (Francia) busto della regina. Il monumento fu costruito con i fondi raccolti dall’Associazione Internazionale Regina Elena. Fu inaugurato il 25 novembre 1989, alla presenza di S.M. Giovanna di Savoia, Regina Madre dei Bulgari, e di oltre un migliaio d’autorità e persone, provenienti da Belgio, Bulgaria, Italia, Montenegro, Polonia, Portogallo, Serbia e Spagna.

 

Messina, nel 1960 la città ha mostrato la sua riconoscenza ad Elena di Savoia erigendo un monumento che la raffigura. La regina appare imponente per la considerevole statura, e semplice allo stesso tempo, grazie all’atteggiamento e agli abiti niente affatto sfarzosi con cui è rappresentata. La statua, in marmo bianco di Carrara, è opera dello scultore Antonio Berti ed è posta su un basamento ai cui lati, tre bassorilievi in bronzo testimoniano l’aiuto portato dalla regina alla città (1908) colpita da un devastante terremoto.

 

Sanremo, giardini Chiesa russo ortodossa, monumento a re Vittorio Emanuele III e alla regina Elena.
La bellezza discreta della sovrana è messa in risalto dai gioielli della corona creati dal gioielliere Musy di Torino. La folta capigliatura è raccolta e coronata dal gran diadema di diamanti e perle a goccia mentre al collo indossa la magnifica collana a festoni in diamanti a taglio circolare e l’immancabile lungo filo di perle dono della suocera la regina Margherita di Savoia.
Accanto il busto di re Vittorio Emanuele III.
Le sculture sono opera di due conosciuti artisti che lavorarono in città per alcuni anni; quello della regina è opera del disegnatore Emilio Monti e fu fuso nel 1939 presso le fonderie F. Johnson di Milano mentre quello del re è dello sculture Vincenzo Pasquali, autore di un altro busto del sovrano custodito nel museo civico di Sanremo e fu commissionato negli ’30 con tutta probabilità per essere collocato nel nuovo campo sportivo Littorio.
Con la caduta della monarchia i busti giacquero dimenticati per oltre quaranta anni in un polveroso magazzino e solo nel 1989 furono collocati nel giardino della chiesa russo ortodossa.

 

Cetinje, giardino dell’ospedale Danilo I, busto a Elena di Savoia.

 

Montpellier, cimitero Saint-Lazar, tomba della regina Elena.
La sovrana morì nel 1952 a 79 anni e fu sepolta nel cimitero cittadino di Montpellier.

 

Vicoforte, santuario basilica della Natività di Maria Santissima, cappella di San Bernardo. Il 15 dicembre 2017 i resti della regina Elena sono stati traslati dal cimitero di Montpellier e collocate nel santuario di Vicoforte.

 

Svelato il monumento a Jelena di Savoia: ritorno simbolico della principessa in Montenegro
Il testo (traduzione in italiano) e le foto sono tratte dal sito Izvor CdM del 21/05/2021.

Stasera, il sindaco di Podgorica Ivan Vukovic e Ranko Jovovic, presidente della Fondazione per la costruzione del monumento alla principessa Jelena, hanno svelato un monumento a una delle donne più importanti della storia montenegrina: una benefattrice, artista versatile, principessa montene­grina, regina italiana Jelena di Savoia.

Com’è stato annunciato dalla capitale, il monumento si trova nell’area tra il castello di Petrović a Kruševac e il parco dei bambini, ed è opera dello scultore accademico montenegrino Adin Rastoder.

“Il monumento raffigura la sua figura quando era ancora una giovane principessa, ed è tra i primi monumenti in Montenegro dedicati a una donna a figura intera, è considerato una dedica a tutte le donne nella storia del Montenegro, madri, mogli e sorelle. Una scultura alta due metri e mezzo, fusa in bronzo, eretta su di un piedistallo in pietra.”

Il vicesindaco Sladjana Vujačić. ha sottolineato che la regina Jelena di Savoia ha dedicato la sua vita ad aiutare gli indifesi e i poveri, senza mai dimenticare la sua origine montenegrina.
“Parlo molto bene il francese, il russo e l’inglese, ma questo non mi rende francese, russa o inglese. Sono una bellissima montenegrina”, disse Jelena Petrović Savoia a Parigi nel 1895, nello stesso pe­riodo in cui avrebbe incontrato il suo futuro marito, poi re d’Italia Vittorio Emanuele III.”
“La storia non è stata gentile con noi, il destino dei nostri antenati è intessuto nel nostro sangue. Guerre, conquistatori, disastri, povertà e malattie. Sono stati fatti molti sacrifici e alla fine siamo “ostinatamente sopravvissuti” – come hanno scritto su di noi due secoli fa, su una piccola nazione di persone testarde che sono morte orgogliosamente per il loro paese. Nonostante tutto, nonostante l’invasione dei più forti, siamo riusciti in quello che molti non hanno potuto. Siamo riusciti a supe­rare le lacrime con sfida e preservare ciò che ci appartiene. Abbiamo difeso il paese con la nostra anima, ecco perché è così sacro per noi”, ha detto Vujačić e ha aggiunto che la principessa Jelena, la più graziosa di tutti i bambini, è cresciuta con questi eventi.

Un’eroina in anticipo sui tempi, consapevole della sofferenza del suo popolo e della convinzione di servire Dio attraverso l’amore del prossimo.”

“Se oggi chiedi a qualcuno, da Bar, passando per Cetinje, Podgorica e Niksic, ti diranno chi era Je­lena. Una principessa che proveniva dalla pietra e dal mare e divenne la regina italiana, conosciuta nel mondo come Jelena di Savoia. E quella sarebbe una favola. Ma prima ti dirà che era una figlia e una sorella, e poi un’eroina per i più bisognosi. Ti racconterà anche com’era una madre, prima di diventare madre. Ha detto di essere fermamente convinta che Dio fosse servito meglio attraverso l’amore del prossimo. Ecco perché abbiamo ancora qualcosa da imparare da lei. Siamo cresciuti con la prosa epica e la poesia, abbiamo celebrato eroi e saggi in ogni frase e verso, e la verità è molto più sontuosa dell’arte: le donne montenegrine sapevano come onorare i bambini in paradiso e come diventare un eroe. Il ruolo di queste generazioni di donne montenegrine era un impegno di etica e sacrificio, spesso mascherato ingiustamente dall’ invisibilità. Quella parte delle cronache non scritte fu ereditata da Jelena Petrović Savoia. Oggi è un modello per le donne, parte di una tradizione or­gogliosa un insegnamento per  maturare correttamente”, ha concluso Vujačić.
Ha aggiunto che in onore del Giorno dell’Indipendenza, il monumento è come un faro che illuminerà la nostra direzione.
L’iniziatore dell’idea di erigere un monumento alla regina Jelena afferma che è nata dopo il suo man­dato diplomatico in Italia, quando ha avuto l’opportunità di assistere al l’ammirazione e il rispetto che Jelena ha tra i cittadini italiani.
“Questa serata è dedicata a una delle personalità più importanti della storia del Montenegro, l’orgo­gliosa principessa montenegrina e la nobile regina italiana Jelena di Savoia, che dedicò la sua vita non solo ai suoi figli ma anche a tutto il popolo italiano. La regina Jelena era una benefattrice e umanista. Una regina dal grande cuore, estremamente amata e apprezzata dal popolo italiano e che è ancora chiamata la madre d’Italia”.
Ha aggiunto di essere molto felice che stasera abbiamo l’opportunità d’assistere al completamento del progetto iniziato più di tre anni fa.
“Ho presentato questa idea a un piccolo gruppo di persone, che ha accettato l’iniziativa con grande entusiasmo. Il progetto è particolarmente importante perché è stato creato come iniziativa civica e ha riunito rappresentanti della comunità imprenditoriale, istituzioni statali, organizzazioni internazionali, ma anche individui “, ha dettoDrljevic e ha ringraziato tutti coloro che hanno partecipato al progetto.
Ha sottolineato che il fatto che un piccolo comune in Sicilia si chiami Milena e questo testimonia la grandi gesta e dell’opera umanitaria di Jelena.
“Dopo il suo impegno e l’aiuto disinteressato dopo il terremoto di Messina, il marito di Jelena di Savoia ha unito un gruppo di piccoli paesini e ha trovato il nome di quel luogo Milena, come segno di gratitudine alla madre che ha dato alla luce una tale figlia. Con le più belle caratteristiche che possono adornare un uomo, la principessa Jelena Petrović ha costruito un ponte tra il Montenegro e l’Italia nel migliore dei modi intorno al XX secolo e ha trasmesso con orgoglio il nobile nome montenegrino in tutto il mondo”.
Le ha ricordato la sua fama internazionale e numerosi riconoscimenti.
“A causa del suo sacrificio disinteressato, la regina godette di grande popolarità, di cui scrissero numerosi giornali italiani e stranieri. Ottenne così fama internazionale e tutte le grandi nazioni eu­ropee le assegnarono medaglie e riconoscimenti: Edoardo VII d’Inghilterra fu insignito della meda­glia d’oro della Croce Rossa britannica; l’ex imperatore tedesco Guglielmo le inviò la Grande Stella della regina Luisa; Alfonso XIII di Spagna – Ordine della Carità; Imperatrice russa – Ordine della Croce Rossa; Il re serbo Petar Karadjordjevic – la croce di San Sava”.

 

 

                                                                                Elena di Montenegro

                                                 Scultura in bronzo dell’artista Oscar Splamach, 1890.

 

Elena di Montenegro – rilievo in bronzo (1911).

Museo Nazionale di Palazzo Reale, collezione di Casa Savoia, Pisa.

 

Ritratto della regina Elena di Savoia; pastello e biacca su carta, di F. Spoltore, 1941.

             F. Spoltore (1902-1988) fu un ritrattista molto apprezzato a livello internazionale e ricevette diverse importanti commissioni pubbliche. La sua casa di lanciano, sita di fronte alla chiesa di Chiesa di Santa Maria Maggiore, è stata trasformata in museo.

                 

                                                Regina Elena, scultura in bronzo (cm. 47 h). Antonio Berti, 1959.

 

Sant’Anna di Valdieri (CN) – Monumento alla regina Elena nella Pineta Reale, inaugurato il 24 agosto 1996.

 

La tenerina o “ torta Montenegrina”.

 

                             

 

 

 

 

 

 

La torta dedicata alla regina Elena

Dolce al cioccolato, morbido e goloso, tipico della città di Ferrara .
La torta fu creata ispirandosi alla i dolcezza e bontà d’animo della sovrana.

• 3 uova (di media grandezza a temperatura ambiente)
• 200 g Cioccolato fondente
• 100 g di Burro
• 40 g Farina 00
• 120 g Zucchero

1. Preparate una teglia a cerniera apribile (da 22 a 26cm va tutto bene: dipende da quanto volete alta la
vostra torta tenerina) ungendola con spray staccante o olio, e rivestendo il fondo con carta-forno. Se ne
avete voglia, mettete una striscia anche sui bordi.
2. Accendete il forno a 170° ventilato o 180° statico.
3. Mettete il cioccolato e il burro a fondere a bagnomaria, senza che il fondo della ciotola tocchi l’acqua.
4. Nel frattempo separate albumi e tuorli.
5. Montate a neve ferma gli albumi insieme allo zucchero.
6. Mescolate con una spatola burro e cioccolato per renderli una crema omogenea e lasciate intiepidire.
7. Aggiungete a questa un tuorlo alla volta e mescolate per incorporarli bene.
8. Setacciateci sopra la farina e incorporatela.
9. Unite gli albumi montati: prima un paio di cucchiaiate per ammorbidire il composto, poi il re-sto,
tagliando dall’alto verso l’alto con una spatola per mantenere il più possibile l’aria in-corporata (non
mescolate con un cucchiaio o sarà stato tutto inutile!).
10. Versate l’impasto nella teglia, sbattetela due o tre volte sul piano di lavoro per far uscire eventuali
bolle e infornate.
11. Lasciate cuocere finché non si forma una crosticina e le prime spaccature: se la teglia è larga potranno
bastare 20 minuti, se è più piccola 30.
12. Che effetto deve avere? La torta tenerina deve essere morbida e tenera dentro il suo guscio leggermente
croccante.
13. Se la lascerete raffreddare avrete delle fette molto ben tagliate. In ogni caso, aiutatela facendo un giro
di coltello intorno al bordo della teglia quando è appena sfornata per staccarla e non farla tirare troppo
(e quindi spaccare) mentre si abbassa la sua temperatura (se avete messo la striscia di carta forno sui
bordi non serve).
14. Servite la torta tenerina spolverizzata di zucchero.

 

Lascito di 8 milioni ad Elena di Savoia

La Stampa – Sabato 24 Febbraio 1951

Lascito di 8 milioni ad Elena di Savoia Designati a beneficiarne alcuni Istituti romani Roma, 23 febbraio. L’altra mattina i direttori e le direttrici di sette istituti di beneficienza romani (l’ospizio Margherita di Savoia; l’Asilo Savoia per l’infanzia abbandonata; l’Istituto nazionale di beneficienza Vittorio Emanuele III; l’Asilo delle Piccole Suore dei poveri; l’Ospizio Umberto; l’opera riformatorio del Buon Pastore; l’orfanotrofio Immacolata Concezione) hanno ricevuto un avviso. Erano tutti invitati a recarsi allo studio di un avvocato romano. Ragione dell’avviso: dovevano ricevere, ciascuno, un assegno di circa un milione. Dono di una benefattrice — spiegò loro l’avvocato — di Elena di Savoia. E’ una storia, questa, che ebbe origine circa dieci anni fa quando negli Stati Uniti morì la signora Janet Buchanan Grover. Fra le sue carte venne trovato un testamento che aveva una clausola — la venticinquesima — con la quale si disponeva che una parte del patrimonio della signora — undicimila e trecento quaranta dollari — venisse data « a sua Maestà la regina d’Italia Elena di Savoia a favore di ogni e qualsiasi Istituto di carità di Roma che essa designerà ». Io prego — spiegava ancora la signora Grover nella clausola testamentaria — che sua Maestà accetti ciò nella memoria di mia madre per i nostri inverni felici trascorsi in Italia e come segno d’affetto per i nostri amici italiani ». Quasi contemporaneamente scoppiò la guerra, gli anni passarono e solo dopo molto tempo negli Stati Uniti si potè dare esecuzione al testamento. Fu allora che intervennero gli eredi della signora Grover. Spiacenti di non potere aderire al desiderio della nostra parente — osservarono e fecero rilevare al Tribunale del distretto di Columbia — ma oggi non esiste una regina d’Italia, dato che in quel Paese vi è stata la riforma istituzionale. Dell’opposizione fu informata, ad Alessandria di Egitto, Elena di Savoia che, pur apprezzando molto il pensiero della signora Grover, dette incarico al suo legale, avvocato Giovanni Andrea Serrao, di avvertire il Tribunale statunitense che non intendeva insistere per far valere il suo diritto ad entrare in possesso della somma lasciatale in eredità. Il legale eseguì le istruzioni della regina, ma accluse, nello stesso tempo, un suo parere personale sul caso. Trascorse altro tempo e un giorno dagli Stati Uniti l’avvocato venne avvertito che la sua tesi era stata accolta dal Tribunale, il quale aveva deciso che « il legato doveva essere pagato alla persona formalmente conosciuta come S. M. la regina Elena d’Italia » e che « il fatto che essa ora non sia più ufficialmente Regina d’Italia non cambia o pregiudica il legato e mandato stabiliti nella clausola testamentaria ».. E così, un paio di mesi fa, venne rimesso ad Elena di Savoia, tramite il Banco di Santo Spirito, un assegno di undicimilatrecentoquaranta dollari pari a circa otto milioni, che sono stati devoluti a sette Istituti di beneficienza romani.

 

Elena di Savoia, madre 

“Io sono sempre stata mamma: Io fui, da piccina, la mamma delle mie bambole, le ho amate, allevate, educate come fossero piccole creature… Conosco l’animo dei bambini perché li amo. Basta amarli veramente. Io ho sempre pensato che chi non capisce i bambini non li capisce perché non li sa amare. Ho spesso udito cugine e amiche dire: “non sappiamo da che parte prendere quel ragazzo; non sappiamo farci ubbidire” e io sento dentro di me il desiderio di ri­spondere: “Amatelo!”. No, io non sono né più intelligente né più savia di altre madri; soltanto io voglio veramente bene ai bambini, a tutti i bambini: Io e i bambini ci intendiamo sempre: negli ospedali, nei ricoveri, a volte passando per strada, io guardo un bambino, il bambino guarda me, ed ecco che ci siamo capiti. Io so se egli ha sete, se ha fame, se ha fame d’amore; oh, tante volte non ha che fame d’amore! E non sempre è figlio di poveri. Io vorrei ogni giorno tornare a casa con la carrozza piena di bambini”.     Elena di Savoia

 

Elena di Savoia parla del libro che Vittorio Emanuele sta scrivendo.

La Stampa 23 settembre 1947

Elena di Savoia parla del libro che Vittorio Emanuele sta scrivendo ad Alessandria d’Egitto settembre. La signora Elena Petrovic-Niegos in Savoia, contessa di Pollenzo, mi riceve nel piccolo salotto di lavoro dove essa prepara, tra l’altro, degli stupendi ricami In forme geometriche alla maniera balcanica. La contessa Yela Petrovic (è la stessa che mi avverte amabilmente di non indulgere mai ai ricordi… più solenni con titoli regali) entra senz’altro in argomento, quell’argomento per cui espressamente sono stato invitato alla villa dove nessuno pensa possa risiedere un re. «Si è scritto di tutto, si è detto di tutto di noi — comincia la contessa Yela Petrovic — e noi non abbiamo mai ribattuto, mai!» In questi giorni è stato edito un libro da un governo della penisola balcanica: re Nicola Pe­trovic-Niegos di Montenegro e la regina Milena sua moglie vi sono descritti in un modo non troppo complimentoso. Le principesse loro figlie vi sono figurate come segue: Zorca che sposò nel 1883 il re di Serbia è dipinta come l’avvelenatrice di Pietro Karagiorgevic; Milica che sposò nel 1889 il granduca Pietro Nikolaevic di Russia è de-scritta come una generosa di palazzo; Anastasia, anch’essa sposa di un granduca russo è nientemeno che l’assassina del suo primo marito duca di Leuchtenburg. «Io potrei mettere questo libro nel conto dei miei dolori — prosegue l’eccezionale ricamatrice — se le persone che ho no­minato non fossero i miei genitori e le mie sorelle. «Ma tutto questo è ancora poco — prosegue con un mesto sorriso la signora — davanti a quello che si è detto di me. L’altra guerra d’Italia è stata presentata come il risultato della mia influenza sulla corte e sul go­verno di Russia per risuscitare quel principato del Montenegro assorbito da tanti anni da un altro stato. Il disgraziato diversivo albanese e jugoslavo delle truppe italiane non sa­rebbe altro che macchinazione della regina slava. Io mi sarei servita della mia posizione per fare le vendette della dinastia detronizzata. Tutto ciò è indegno — continua l’ex-re­gina energicamente perché vorrebbe dimostrare che a me è piaciuto sacrificare migliaia di giovani per vendetta e rivalità dinastiche. « Ad un certo punto lo strano opuscolo di storia ad uso balcanico mette in causa anche mio marito ii quale mi avrebbe sposata per estendere l’occupazione italiana alla « Orna Gora », alla montagna nera, al mio paese. Sta di fatto che se mai matrimonio reale, in quel lontano 1896, si fece non per motivi di stato questo matrimonio fu il nostro… Non ho ancora scritto le mie memorie: può darsi che io non le scriva perché mio marito sta scrivendo già abbastanza: resta intanto ben acquisito che io vidi Vittorio Emanuele all’esposizione di Venezia e che ci volemmo bene nella maniera più romantica e più bella. «Molti pensano di avere reso triste e desolata la nostra vecchiaia — prosegue la contessa di Pollenzo — e non sanno che è il modo, solo il modo adoperato contro di noi che ancora ci offende. Ma l’aver lasciato il trono non è che l’e­saudimento di un voto ardente mio e di mio marito. Il libello balcanico mi presenta asse­tata di dominio e tessitrice di fosche trame come se la corte di Roma fosse stata un qual­siasi Konak musulmano». L’ex-regina asserisce che i grandissimi dolori della sua vita sono tre: la perdita della figlia Mafalda, la sconfitta morale più che militare dell’Italia, la denigrazione sistematica dei Petrovic-Niegos e dei Savoia. La contessa di Pollenzo an­nuncia che le memorie che suo marito sta compilando investono tanta storia e tante fi­gure, tanti retroscena e tanti avvenimenti da offuscare i più informati testi contempora­nei. La contessa si alza sorridendo e tace improvvisamente. Il colloquio concesso per di­fendere la memoria di una famiglia reale è entrato inconsciamente nel campo assai più at-tuale della monarchia italiana. La ex-regina mi avverte che a tempo e luogo «crolle­ranno i castelli di menzogne costruiti sul nome e sull’opera del re silenzioso» ma solo a tempo e luogo. «Può darsi che questo tempo sia vicino» e gli occhi della ancora bella si­gnora brillano stranamente. Ho l’impressione che il colloquio della contessa Yela Petro­vic-Niegos di Pollenzo mirasse proprio a preparare il mondo a ricevere la nuova opera storica di un cinquantennio di regno. A quest’opera il settantanovenne ex-sovrano attende con la diligenza con cui pubblicò quel Corpus latino delle monete di tutti i tempi che gli valse autorevoli attestazioni scientifiche mondiali. Non si dimentichi che il vecchio re portò con sé numerose casse di documenti. Il libro azzurro è in gestazione. Nell’acco­miatarmi la signora mi prega di dire che il suo vecchio genitore Nicola di Montenegro le lasciò morendo un messaggio di altissima fede. Questo messaggio l’ha sostenuta: la so­sterrà fino alla morte: « Figlia mia Yela rammentati che alla fine la verità s’impone sem­pre ».

Cartolina

 

 

Regina Elena di Savoia, stampa 1936.

Statua regina Elena, giardino del castello Petrovic, Pdgorica. La scultura è stata inaugurata il 21 maggio 2021.

 


Busta della regina Elena: Museo Civico della Figurina di Gesso e dell’Emigrazione,1901
Elena di Savoia, 1936.

Roma 9 febbraio 2024

Villa Ada: ritrovata la stele con dedica del bosco alla regina Elena di Savoia.

Durante lavori di riqualificazione, a Villa Ada, è stata ritrovata la stele che dedica il bosco alla Regina Elena di Savoia, moglie di re Vittorio Emanuele III. Un pezzo di storia di Villa Ada ritrovato per caso nel corso dei lavori di riqualificazione. Si tratta di un cippo di marmo che intitola il bosco alla regina Elena di Savoia e che fu posizionato in occasione della ‘Festa degli Alberi’ del 1902. Questa festa fu istituita ufficialmente in tutti i comuni del Regio d’Italia dal Regio Decreto del 2 Febbraio 1902 e aveva lo scopo di creare un evento educativo sull’importanza della tutela del patrimonio forestale. Il primo aprile di quell’anno si svolse la cerimonia di intitolazione di quello che sarà poi conosciuto come il Bosco della Regina Elena é per l’occasione furono piantati centinaia di cedri dell’Himalaya e soprattutto fu inaugurato un cippo di marmo con dedica alla regina. Un manufatto storico mai ritrovato fino ad oggi, nonostante le ricerche. Durante i lavori di rimozione della vegetazione in una zona della Villa è stato riportato alla luce questo cippo di marmo, una stele alta circa due metri e larga novanta centimetri. Vi è riportata una iscrizione: “Prima del giorno precedente alle calende di aprile, nell’anno 1902, sotto il regno di Vittorio Emanuele III, re, e della regina Elena, augusta, con favorevoli auspici, in presenza di numerosi testimoni, è stato stabilito piantare alberi lungo il pendio presso gli Antemnati e chiamare la foresta nascente con il nome della regina Elena, nella speranza di un beneficio civile e di un miglioramento del territorio”.